R E V I E W
Face the Giant
Face the Giant è il secondo full-lenght della band e nonostante sia datato 2019 sembra emergere orgogliosamente dalle tenebre di due decadi prima.. l'apertura del disco è delegata ad una breve intro d'atmosfera che lascia presto spazio ad un Black Death evocativo e caratterizzato da suoni cupi e densi ma ben definiti, che rimandano a sonorità raw tipiche delle produzioni underground della seconda metà degli anni 90, ma con il pregio di saper sfruttare una qualità più attuale e contemporanea.
La voce non basa la sua efficacia sulla potenza ma sulla creazione di tappeti scream acidi, dilatati e ritmati, e con una narrazione ben inserita nelle trame della composizione.
Il riffing delle chitarre è strutturato con cura e sostenuto da un basso che contribuisce alla creazione di melodie ruvide e d’atmosfera che rimandano anch’esse a sonorità di metá anni 90. I fraseggi, infatti, sono costruiti con attenzione e spesso ricordano per forma le soluzioni tipiche del death melodico svedese nella sua fase più onesta ed aggressiva, cogliendo a tratti la monumentalità dei primi At The Gates e la varietà compositiva dei Dark tranquillity degli albori (Skydancer) su tutti.
Il drumming vario, ben costruito e costellato di blast non eccessivamente veloci ma precisi, è in grado di dare solidità al tutto senza mai eccedere in dispersivi tecnicismi: il rullante ha corpo ma non è invasivo, i piatti sono usati con gusto e forse avrebbero meritato una maggiore brillantezza che desse anche maggiore risalto alle loro dinamiche, purtroppo carenti in una cassa che talvolta risulta eccessivamente precisa.
Nel complesso un ottimo disco, in grado di rimandare indietro nel tempo gli amanti di quella frangia della musica estrema che non disdegna atmosfere primordiali ma intrise di una poetica quasi folk nordeuropea. Ben suonato, ben composto, ruvido e a tratti caratterizzato da un’epicità esistenziale, ottimamente rappresentata anche nelle scelte di realizzazione della copertina dell’album, e con una produzione allineata alla proposta musicale, in cui forse è la voce lo strumento che evidenzia le maggiori influenze derivate dal Black Metal.
Eric D.R.
Year: 2019
Genre: Alpine Black Metal
Label: Vacula Production
Label: Vacula Production
Country: Italy
Line Up:
Vastis - vocals
Astaroth - guitars
Tohrus - guitars
Zedar - bass
Goraath - drums
Cover artwork by Goraath
La voce non basa la sua efficacia sulla potenza ma sulla creazione di tappeti scream acidi, dilatati e ritmati, e con una narrazione ben inserita nelle trame della composizione.
Il riffing delle chitarre è strutturato con cura e sostenuto da un basso che contribuisce alla creazione di melodie ruvide e d’atmosfera che rimandano anch’esse a sonorità di metá anni 90. I fraseggi, infatti, sono costruiti con attenzione e spesso ricordano per forma le soluzioni tipiche del death melodico svedese nella sua fase più onesta ed aggressiva, cogliendo a tratti la monumentalità dei primi At The Gates e la varietà compositiva dei Dark tranquillity degli albori (Skydancer) su tutti.
Il drumming vario, ben costruito e costellato di blast non eccessivamente veloci ma precisi, è in grado di dare solidità al tutto senza mai eccedere in dispersivi tecnicismi: il rullante ha corpo ma non è invasivo, i piatti sono usati con gusto e forse avrebbero meritato una maggiore brillantezza che desse anche maggiore risalto alle loro dinamiche, purtroppo carenti in una cassa che talvolta risulta eccessivamente precisa.
Nel complesso un ottimo disco, in grado di rimandare indietro nel tempo gli amanti di quella frangia della musica estrema che non disdegna atmosfere primordiali ma intrise di una poetica quasi folk nordeuropea. Ben suonato, ben composto, ruvido e a tratti caratterizzato da un’epicità esistenziale, ottimamente rappresentata anche nelle scelte di realizzazione della copertina dell’album, e con una produzione allineata alla proposta musicale, in cui forse è la voce lo strumento che evidenzia le maggiori influenze derivate dal Black Metal.
Eric D.R.