Silem Hidden Among the Dales

R  E  V  I  E  W
    Silem
    Hidden Among the Dales

    Year: 2023
    Genre: Atmospheric Black Metal
    Label: Join This Order
    Country: Italy
    Line Up:
    Doc - vocals
    Deadman - guitars, bass
    Essyllt - synths
    Summum Algor - drums
    Rebecca "The Ivy Lady" Russo - female vocals on "Perceive the Afterlife"
    Cover artwork by Beatrixrain.art


    Recensiamo un lavoro che nella sua genuinità cattura sin dalle prime note. Dal profondo e antico Piemonte siamo dinanzi alle antiche leggende delle valli di Lanzo e del Ponte del Diavolo… con questa band solida di un concept magico. La partenza “The Hermit and His Invocation” si insinua lenta con soavi e mistici richiami sinfonici che si spezzano su di un muro di suono tipico dell’Atmosferic Black Metal, genere proposto dai Silem… con una melodia trascinante accompagnata da riff che si arricchiscono di intrecci inaspettati, tra un palm mute serrato e l’altro… un primo viaggio di 5 minuti che ci fa ben sperare per il prosieguo. Con un arpeggio parte la seconda traccia “Preceive the Afterlife”, dalla quiete iniziale si evolve con riff che lasciano respirare toni malinconici ed uno stop con un gran cantato femminile, che personalmente apprezzo di rado, ma che trovo qui adeguato. Con la traccia seguente “The Necromancer” la cadenza si fa davvero estrema, Summum Algor dietro le pelli domina i bpm e dosa con accuratezza furia e quiete; il riffing ed il songwriting raggiungono toni quasi moderni, oltre a mantenere alta l’ attenzione dell’ascoltatore. L’ultima traccia “Margarota the Witch” è forse il pezzo con maggior picco di cerimonialità, tra cori ed un cantato recitato, sonorità antiche … si apre ad evoluzioni di synths per dare il via ad un'altra cavalcata verso lidi serrati seppur dal tono malinconico e più lento. Insomma, un album vario ma compatto, ben strutturato e pieno di phatos , adatto per portare la mente in altri mondi. La proposta, sebbene si configuri come Atmospheric Black Metal, non risulta affatto melensa, i synth hanno un taglio moderno, sono ben dosati ed amalgamati al sound che risulta così maggiormente caratterizzato; la voce di Doc interpreta con maestria le lyrics, alternando diversi stili come scream, growl, narrato e sottolineando con profonda enfasi i passaggi più coinvolgenti. In conclusione, ottima la prova della band nel riproporre un genere che ha fatto la storia: esecuzione graffiante e, talvolta, soluzioni eleganti per le chitarre, cantato nefasto, basso sempre martellante, melodia mistica nelle basi di synths che è poi il vero traghettatore verso i momenti più emozionanti di questo concept.


    Dario "l'Omega il Rakshasa" Checchi