Death Shroud Parhelion

R  E  V  I  E  W
    Death Shroud
    Parhelion

    Year: 2023
    Genre: Black Metal
    Label: Independent
    Country: United States
    Line Up:
    Sterthanas - vocals / guitars / drum programming
    Malevictus - bass / backing vocals
    Cover artwork by Hartmann Schedel, Nuremberg Chronicle 1493


    Dopo due anni dall’uscita di "Slavery and the Pursuit ov Sadness", che  mi aveva convinto molto, mi trovo a recensire il nuovo disco dei DEATH SHROUD, Duo Black Metal made in USA.

    All’epoca scrissi che mi aspettavo un ulteriore passo avanti da parte della band, nel precedente lavoro infatti, avevo riscontrato ottima tecnica e buon gusto compositivo influenzato in maniera variegata.

    Il disco apre con la traccia “The Isolationist”, un salto nel passato quasi a sottolineare che le nuove intenzioni della band sono un ritorno alle origini del genere, ma già dalla seconda traccia “Duality” si avverte che lo stile musicale della band non è cambiato. Ritroviamo i riff acidi già apprezzati nel lavoro precedente; il disco scorre fluido e veloce tra tempi Thrash Metal e blastbeat.

    La parte vocale è,come sempre,molto curata, intrecciando ad arte le doppie voci.

    Nella seconda metà del disco si trovano le tracce più interessanti, tra cui la titletrack “Parhelion” e “The Five Hindrances”.

    Il disco chiude in bellezza con “Carried on Ancient Winds” che ricorda lo stile Crust Punk degli Impaled Nazarene.

    Sempre ottimo l’inserimento dei soli di chitarra ben scritti e mai fini a loro stessi.

    Il disco suona moderno, ma non eccessivamente pomposo e digitale.

    L’unica pecca, se si può definire tale, è la batteria programmata: con una batteria vera il disco avrebbe avuto una carica in più, in virtù della forte componente Thrash Metal che accompagna molte tracce.

    In conclusione, Sterthanas e Malevictus hanno fatto loro un sound ben definito e riconoscibile e non hanno paura di uscire fuori dai clichè di genere, facendosi intelligentemente influenzare dal Metal anni ’80.


    DOC.